- Lunedì 27 febbraio 2023 alle ore 17,30 al PAN – Palazzo delle Arti Napoli, Sala Di Stefano – via dei Mille, 60 – i giornalisti e scrittori
- – Santa Di Salvo
- – Ermanno Corsi
- – Piero Antonio Toma
- presenteranno il libro di Roberto D’Ajello “Napule e Napulitane dint’ e pruverbie. 1100 antichi detti e… luoghi comuni, edito da Grimaldi & C. Editori
- L’ingresso in sala sarà consentito sino all’esaurimento dei posti a sedere.
- E’ raccomandata la puntualità.

Il libro – Dalla premessa dell’A. […] L’impostazione e il canovaccio di quest’antologia di proverbi su Napoli e Napoletani, sono ancora una volta simili a quelli delle raccolte che l’hanno preceduta. Qui troverete tre soli capitoli, rispettivamente dedicati: alla Città, alla sua provincia allargata, e al nostro patrono laico: il santissimo Pulcinella. La sola novità consiste nel non aver sottolineato alcuna distinzione tra proverbi e modi di dire. Chiarisco, a proposito degli uni e degli altri, che i primi, più complessi, consistono in detti sentenziosi, brevi ed arguti, di origine e diffusione popolare, che espongono, per lo più in modo figurato e allusivo, verità, concetti, regole, consigli, convinzioni o paradossi comunemente accettati. Come, ad esempio: ’A monaca ’e Casale: muscio nun ’o senteva e tuosto le faceva male, Chi ’a vô bella e agghiustata ha dda ji’ a la Nunziata, e Dicette Pulecenella: N’aggio cunusciute puttane, ma comm’ ’e ffemmene maie! Che i modi di dire, più concisi, sono frasi peculiari d’uso ricorrente, altrettanto ruspanti e di pari arguzia, che esprimono, in modo metaforico e paradossale, situazioni, opinioni, comportamenti, definizioni, cuffiature, improperi. Come, ad esempio: Essere ’e casa Spòseto, L’appesa ’e Pererotta, S’è araputa ’a prufummaria ’e Bertelle! Ma devo avvertire che, talvolta, il confine tra gli uni è gli altri è estremamente labile. esempio: Essere ’e casa Spòseto, L’appesa ’e Pererotta, S’è araputa ’a prufummaria ’e Bertelle! […]
L’autore – Roberto D’Ajello, napoletano verace, ha percorso tutte le tappe della sua prestigiosa carriera di magistrato, conclusa da Avvocato Generale presso la Corte d’Appello di Napoli. Ama dire che ha “dovuto mollare nel 2009, dopo cinquant’anni, tre mesi e sei giorni di onorato servizio, essendo incorso nell’incidente di aver compiuto 75 anni”. Ha pubblicato numerosi libri, pietre miliari della letteratura partenopea… «Nasco a Napoli, a via Cesare Rosaroll, con l’aiuto di mio nonno materno, che era medico-chirurgo-ostetrico. A quei tempi non c’erano tanti specialisti. Scoppiata la guerra, con mio fratello minore e mia madre andai “sfollato”, prima a Caserta e poi a Messercola, una frazione di Santa Maria a Vico. Quando avevo sette anni morì papà e la mia vita cambiò radicalmente. Era avvocato e si chiamava Carlo, come ora mio figlio».
Quando è rientrato a Napoli? «Dopo un periodo trascorso ad Avella, il paese di mio nonno materno. Andai ospite di un fratello di mamma, un chirurgo che abitava a piazza Leonardo. Lì ho conosciuto Mimì Lepore, che è quindi il mio più vecchio amico. L’ho rincontrato molti anni dopo in magistratura. Finalmente poi siamo ritornati a via Rosaroll nella casa natale». Dopo il diploma di maturità scelse la facoltà di giurisprudenza. Perché? «Volevo fare il medico o l’architetto, ma misi da parte qualsiasi desiderio e scelsi giurisprudenza: mi sarei potuto laureare più rapidamente e poi avrei avuto più opportunità di lavoro».
